Come stanno curando Papa Francesco al Policlinico Gemelli

Scritto il 21/02/2025
da Paolo Giorgi

AGI - Una polmonite bilaterale, su polmoni già toccati da diverse complicazioni croniche, alcune di vecchia data, per di più su un paziente 88enne. Il quadro clinico del Papa, come spiegato dai medici che lo hanno in cura al Gemelli nel loro primo punto stampa dal giorno del ricovero, non può che essere definito delicato, tanto che il prof. Sergio Alfieri è stato chiaro: "Il Papa non è fuori pericolo".

Tuttavia, i bollettini giornalieri e le stesse parole di oggi dei medici lasciano trasparire la fiducia che si respira sul buon esito delle terapie cui il Papa è sottoposto. Terapie, hanno chiarito, che in questi giorni non sono state modificate, ma "potenziate" con il definirsi della diagnosi. Aggiungendo un altro dettaglio importante: la polmonite nei primi esami e all'arrivo in ospedale non c'era.

È stata diagnosticata (e quindi si presume è insorta) solo due giorni dopo, segno evidentemente che la rimodulazione della terapia è stata pressoché immediata. Dopo un primo gruppo di antibiotici ad ampio spettro, al Papa sono stati somministrati antibiotici più mirati grazie agli esami microbiologici che, si presume, hanno individuato i microrganismi responsabili della polmonite del Papa. Come nello standard terapeutico per questo tipo di patologia.

Standard che prevede anche il cortisone, potente antinfiammatorio, anche se, ha spiegato Alfieri, questo viene somministrato con parsimonia e continuamente modulato per evitare l'indebolimento eccessivo delle difese immunitarie. E come sempre, anche per il Papa è costante il monitoraggio di ossigeno e saturazione del sangue, che porta i medici nei momenti di difficoltà ad aiutarlo con i "naselli", ossia le cannule nasali per la somministrazione dell'ossigeno, usati comunque alla bisogna e, sembra di capire, non troppo frequentemente. Terapie standard, insomma, ma complesse, come complessa è la situazione di un'infezione definita polimicrobica, ossia causata da più organismi.

La polmonite bilaterale, che comporta lo stato di infiammazione del tessuto di entrambi i polmoni, infatti è comunemente causata da un'infezione batterica (principalmente Streptococcus pneumoniae, conosciuto anche come pneumococco, ma anche l'Haemophilus influenzae, lo Staphylococcus aureus, la Legionella pneumophila), ma può essere provocata anche da una infezione virale, fungina o dall'aspirazione di un corpo estraneo, e può verificarsi la contemporaneità, come in questo caso, di più agenti infettivi.

Se a ora la situazione del Papa è stabile con tendenza al lieve miglioramento, i rischi sono sempre in agguato: il più importante, ha detto il prof. Alfieri, è la sepsi, o setticemia, che si verifica quando i batteri responsabili della polmonite riescono a passare nel sangue, causando un'infezione grave generalizzata a tutto l'organismo. Sepsi che al momento non c'è, hanno chiarito i medici, e l'auspicio è che non ci sia mai. In ogni caso si impone ancora prudenza, anche se l'obiettivo dichiarato dei medici è la recessione dell'infezione e il ritorno del Papa a Santa Marta, dove ovviamente dovrà continuare a convivere con le patologie respiratorie croniche che lo affliggono.