Una volta per giocare a calcio bastavano una maglietta, le scarpe e un pallone. Per noi umani anche il Super Tele, quello che se lo calciavi con forza cambiava direzione almeno tre o quattro volte prima di arrivare in porta. Se arrivava. E comunque il pallone era bianco con gli scacchi neri, e si vedeva benissimo. L’unica eccezione, per le partite in serie A, era il pallone arancione quando si giocava sulla neve. Perché al tempo mica c’era tutta questa mania di spalare il campo: lo si puliva un po’ e poi via.
Dopodiché è arrivata la tv, il pallone d’inverno è diventato giallo (ma ci aveva già pensato il tennis, in fondo) e poteva bastare. Solo che, siccome ormai bisogna vendere tutto (e a caro prezzo), ogni anno si deve inventare qualcosa di nuovo. Per cui magliette arcobaleno, colori che non c’entrano nulla con quelli della squadra ma che per i geni del marketing fanno sempre riferimento a qualcosa di storico. E adesso – appunto – il pallone arancione sempre, anzi rosso fluo.
Lo abbiamo visto all’opera da questa giornata di campionato, anzi avremmo voluto: perché in realtà, sul verde del campo sparisce. Diventa una saetta impazzita, che appare di qua in qua quando si abbina ton sur ton con una maglietta. I geni si cui sopra hanno spiegato che “l’obbiettivo è di ottenere una migliore visuale in ogni condizione”, in realtà dipende da che punto di vista (per loro è quello è economico). Però stavolta l’aria non tira, viste le proteste degli spettatori. Tra i quali c’è chi ha pensato che il pallone fosse rosso per la concomitanza con la giornata contro la violenza sulle donne, ma sono stati ottimisti: i geni del marketing non ci avevano proprio pensato a questo, era troppo facile. Quel pallone, invece, era solo rosso vergogna.