"Sharon uccisa per noia". Il pm: ergastolo a Sangare

Scritto il 17/12/2025
da Patricia Tagliaferri

Nessuna attenuante: "Vita spezzata per un capriccio". Il killer prova a interrompere il pm: "Stia zitto, parlo io"

L'omicidio «per noia» di Sharon Verzeni merita la condanna all'ergastolo. È la richiesta formulata ieri dal pm di Bergamo Emanuele Marchisio per Moussa Sangare, il trentenne del Mali imputato per il delitto della 33enne uccisa a coltellate mentre faceva jogging a Chignolo d'isola la notte tra il 29 e il 30 luglio del 2024. Vittima scelta a caso da un uomo che neanche conosceva, che «provò piacere a uccidere una ragazza che stava camminando per strada, una ragazza che con il suo compagno si stava costruendo la sua vita». Sharon quella sera, secondo l'accusa, è stata scelta dall'imputato perché era la persona «più indifesa che aveva trovato». È per questo che Sangare merita il carcere a vita con le aggravanti della minorata difesa, della premeditazione e quella «gigantesca» dei futili motivi.

È una requisitoria appassionata, quella del pm, in un processo dove «non mancano le prove, ma le parole per descrivere un delitto assurdo: una vita spezzata per un capriccio». Quando l'imputato - che inizialmente aveva confessato («L'ho vista e ho sentito un feeling») e poi aveva ritrattato ponendosi sulla scena del crimine come testimone - cerca di intervenire, il magistrato lo blocca con fermezza: «Stia zitto, ora parlo io». Per poi concludere la ricostruzione di un delitto «maturato nella noia della vita» di un uomo che «non ha mai avuto un momento di rincrescimento» per quello che ha fatto. E che è anche stato anche condannato per maltrattamenti ai danni della madre e della sorella. «Sempre donne», osserva il pm.

Una richiesta «giusta e doverosa» quella dell'ergastolo per Bruno Verzeni, il papà di Sharon, sollevato del fatto che il compagno della figlia, Sergio Ruocco, su cui in un primo momento sembravano convergere le indagini e per questo finito al centro di un tritacarne mediatico, non c'entri nulla con il delitto: «Meno male che è uscito tutto quello che doveva venire fuori». E questo perché il giovane aveva un alibi di ferro e non ha mai fatto passi falsi. «L'ergastolo è il minimo. Vedere in aula i filmati delle videocamere di sorveglianza con Sharon, quella sera, non è stato semplice», spiega il compagno della vittima, visibilmente scosso.

«La requisitoria ha ricostruito quella sera quando Sangare si è messo a caccia, ossia alla disumana ricerca di una preda vulnerabile poiché impossibilitata a difendersi. Quella preda è ancora una volta una donna innocente, Sharon. Ha detto bene il pm: la pena dell'ergastolo è l'unica giusta», dice l'avvocato Luigi Scudieri, legale dei familiari.