Il pm Emanuele Marchisio ha chiesto l'ergastolo per Moussa Sangare, il 30enne originario del Mali imputato davanti alla Corte d'Assise di Bergamo per l'omicidio di Sharon Verzeni, 33 anni, uccisa in strada a Terno d'Isola, nella Bergamasca, la notte tra il 20 e il 30 luglio del 2024. "Un delitto assurdo, una vita spezzata per un capriccio", ha detto nel corso della requisitoria il pubblico ministero. Il maliano ha provato a interromperlo ma il pm gli ha intimato di tacere: "Stia zitto, ora parlo io". La procura ha chiesto di non concedere le attenuanti generiche e di riconoscere le aggravanti della premeditazione, dei futili motivi e della minorata difesa.
La requisitoria del pm: "Un reato assurdo, vergogna"
Nel corso del suo intervento, il pubblico ministero ha spiegato che in questo processo "non mancano le prove, ma le parole" per descrivere "un reato assurdo". "Verrebbe da dire 'vergogna''", ha aggiunto. Poi ha mostrato alcuni fotogrammi che immortalano la fuga di Sangare dal luogo del delitto in sella a una bicicletta e il percorso effettuato da Sharon quella tragica sera. Per Marchisio si trattò di un omicidio "maturato nella noia" e l'imputato "provò piacere a uccidere una ragazza che stava camminando per strada". Al termine della requisitoria, durata circa 3 ore, il pm ha chiesto l'ergastolo per il 30enne e sollecitato la Corte a non riconoscere le attenuanti, spiegando che il presunto assassino "non ha mai avuto un momento di rincrescimento" nei confronti della vittima. Infine ha ricordato che Sangare è stato condannato per maltrattamenti ai danni della madre e della sorella: "Sempre donne".
Il papà di Sharon: "Richiesta ergastolo è giusta"
"Bisogna riaffermare in modo intangibile il valore della vita di una giovane donna, a cui non è stata data la possibilità di scappare" ha detto durante il suo intervento davanti ai giudici l'avvocato Luigi scuderi, legale della famiglia Verzeni. In aula erano presenti anche i genitori, i fratelli e il fidanzato di Sharon. "Penso che sia la cosa giusta, visto quello che ha raccontato anche il pm" ha detto Bruno Verzeni, il papà della vittima, commentando la richiesta di condanna all'ergastolo per Sangare da parte dell'accusa. "Vedere in aula i filmati delle videocamere di sorveglianza con Sharon, quella sera, non è stato semplice" ha aggiunto Sergio Ruocco, il compagno della 33enne.
L'avvocato di Sangare: "Aggravanti non sussistono"
Il processo è alle battute finali. Si ritornerà in aula il prossimo 12 gennaio per le repliche degli avvocati, poi seguirà la sentenza. "Non posso anticipare quello che faremo nell'arringa. A prescindere dagli sviluppi che ci sono stati nel dibattimento, ritengo che le aggravanti non sussistano, tutte e tre. A nostro modo di vedere perciò non sarebbe applicabile la pena dell'ergastolo" ha detto l'avvocato Giacomo Maj, difensore dell'imputato
Le due versioni di Sangare
Subito dopo l'arresto, avvenuto a un mese dal delitto, Sangare ammise le proprie responsabilità: "L'ho vista e ho sentito un feeling", spiegò agli inquirenti nel tentativo di motivare l'impulso a uccidere una persona a caso. Successivamente ha ritrattato la presunta confessione, ponendosi sulla scena del crimine come testimone oculare: "Passavo di lì in bici e ho visto Sharon che litigava con un uomo. Ho capito che la vicenda sarebbe finita male e non volevo entrare in questa situazione, ho accelerato e sono andato via. Poi mi è presa la paranoia di aver visto qualcosa che non dovevo, così mi sono liberato dei vestiti e del coltello". La perizia psichiatrica ha accertato che l'imputato è capace di intende e volere. Sulla bicletta usata la sera del delitto sono state trovate del suo Dna misto a quello della vittima.

