Maduro, compleanno folk. Ma gli Usa preparano la nuova fase anti-regime

Scritto il 24/11/2025
da Paolo Manzo

Il leader venezuelano festeggia i 63 anni cantando "no alla pazza guerra". Eppure il conflitto sembra avvicinarsi

Nicolás Maduro festeggia i suoi 63 anni come se attorno al Venezuela non stesse montando la più grave pressione internazionale di sempre. Tra sorrisi, balli in diretta nazionale e l'ormai virale ritornello "plis pitz forever, no crazy war" ("pace per sempre per favore, no guerra folle"), il dittatore prova a disinnescare la tensione con toni folcloristici. Ma mentre lui canta, Washington prepara la fase due dell'operazione Lancia del Sud contro il suo regime: una manovra diplomatica, militare e da oggi anche giudiziaria.

Il compleanno di Maduro è stato un concentrato di propaganda. Il presidente ha ballato davanti alle telecamere di Venezolana de Televisión e poche ore dopo ha partecipato alla première di una serie biografica dedicata alla sua vita, prodotta dal suo ministro della Cultura, Héctor Rodríguez: 7 episodi per trasformare il capo dello Stato in un personaggio epico, dalla gioventù nella castrista Lega Socialista all'investitura come "figlio di Chávez". Una narrativa che cozza contro la realtà perché sul fronte internazionale il clima è tesissimo. Washington ha portato nei Caraibi il più massiccio schieramento militare Usa degli ultimi decenni: navi da guerra, caccia e la portaerei USS Gerald R. Ford manovrano a poche centinaia di chilometri da Caracas. Il Centro per gli studi strategici e internazionali di Washington-Csis ha confermato a Il Giornale che non si vedeva nulla di simile dai primi anni Duemila.

Il nervosismo è tale che, per il Washington Post, negli Stati Uniti era stata valutata perfino l'ipotesi di lanciare volantini su Caracas per ricordare la taglia da 50 milioni di dollari su Maduro per narcotraffico e terrorismo, raddoppiata quest'estate. L'idea sarebbe stata accantonata per non disturbare la possibile riapertura del dialogo, a detta del quotidiano statunitense avallata da Trump. Ma al di là di scoop veri o presunti, il messaggio resta chiaro: per la Casa Bianca Maduro ha "i giorni contati".

E ora arriva un ulteriore colpo: da oggi, infatti, il Cartel de los Soles controllato dal presidente venezuelano è entrato ufficialmente nella lista statunitense delle organizzazioni terroristiche straniere. Una classificazione che finora includeva jihadisti, separatisti, bombardi vari e narcos messicani. L'inserimento del gruppo venezuelano che riunisce i vertici militari chavisti apre però un nuovo livello di pressione: più sanzioni, isolamento finanziario e la possibilità legale di colpire infrastrutture legate al traffico di droga.

Intanto da sabato almeno sei compagnie aeree internazionali hanno sospeso i voli verso il Paese, segno che il rischio di escalation non è solo percezione. E anche se il presidente Lula dal G20 di Johannesburg si è detto "preoccupatissimo dal dispiegamento militare statunitense dispiegato nel Mar dei Caraibi, vicino al Venezuela", aggiungendo che ha "intenzione di discuterne con il presidente Trump", la realtà continua la stessa mentre a Caracas il regime reagisce con i soliti riti di forza di cartapesta. Ovvero esercitazioni militari, dichiarazioni di lealtà "hasta la muerte" dei generali narcos e feste studentesche in cui Maduro urla "nessuno mi fermerà!". Ma dietro la facciata di ottimismo si intravede un dittatore sempre più sotto pressione perché gli Usa hanno una flotta nel Caribe, una nuova arma giuridica l'etichetta di terrorismo e un Trump sempre pronto a "nuove opzioni".