"Hamas non ha mai smesso di violare il cessate il fuoco e noi stiamo agendo di conseguenza". Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu giustifica così i bombardamenti sulla Striscia di Gaza che hanno provocatocirca 24 morti nelle ultime ore. Una situazione simile a quella che si sta verificando in Libano. Sia a Gaza che nel Paese dei cedri è in corso uno stop alle armi che lo Stato ebraico non vuole si trasformi in un'opportunità per i gruppi estremisti di rialzare la testa.
"Ci sono stati diversi tentativi da parte di Hamas di infiltrarsi nel nostro territorio oltre la Linea Gialla, al fine di attaccare i nostri soldati - ha spiegato Netanyahu - Abbiamo sventato questi attacchi con la forza e abbiamo reagito, pagando un prezzo molto alto. Molti terroristi sono stati eliminati e altri sono stati catturati nei tunnel di Rafah".
La tregua regge ma il timore che il conflitto possa riprendere resta, in attesa di capire se e come decollerà la fase 2 del piano di pace promosso da Donald Trump. Una delegazione di alti funzionari di Hamas si è recata ieri al Cairo per discutere dell'escalation in corso a Gaza e del fragile cessate il fuoco. Secondo fonti di Hamas all'emittente saudita Al Hadath, il movimento palestinese avrebbe comunicato agli Stati Uniti che "l'accordo è terminato e siamo pronti a combattere", ma un alto esponente di Hamas ha definito "prive di fondamento" tali informazioni.
In Israele, intanto, il capo di stato maggiore delle Idf, tenente generale Eyal Zamir, ha effettuato i primi licenziamenti di alti comandanti a causa dei fallimenti dell'esercito durante il massacro di Hamas del 7 ottobre.

