Report inaugura una nuova frontiera del giornalismo d'inchiesta: le lettere anonime per affossare il Garante della Privacy. Ieri è andato in onda l'ennesimo servizio contro il Garante. Il copione non cambia. Un'ora di puntata per massacrare l'Autority (nominata dal Pd). Stavolta gli inviati di Sigfrido Ranucci poggiano la loro inchiesta su una lettera anonima arrivata in redazione. Alcuni dipendenti del Garante della Privacy avrebbero inviato a Report una missiva anonima sostenendo che "secondo alcuni all'interno dell'Autorità le criticità organizzative e decisionali degli attuali vertici rischiano di compromettere sia la credibilità istituzionale del Garante, sia l'effettiva protezione dei dati personali in Italia". Sulle pagine social del programma Rai viene data grande enfasi allo scoop.
Nella lettera, denuncia Report, sono state raccolte in un documento interno "alcune domande e osservazioni rivolte ai membri del Collegio in merito al funzionamento dell'istituzione, alla trasparenza, alla governance e all'applicazione dei principi costituzionali di imparzialità nella Pubblica Amministrazione". "Sono temi - secondo la lettera anonima - che ad oggi non trovano canali sicuri per essere rappresentati internamente, a causa del clima di forte tensione e timore di ritorsioni generato negli ultimi mesi". Ormai il Garante è diventato il bersaglio principale di Report. C'è un dettaglio che va sottolineato. Le inchieste di Report sono partite dopo l'avvio della procedura da parte del Garante proprio contro Report sulla famosa telefonata tra l'ex ministro Sangiuliano e la moglie rivelata nel corso del programma. La multa del Garante contro Report è stata di 150mila euro.
Subito dopo è scattata l'offensiva giornalistica a colpi di lettere anonime e mail "rubate". Servizio, dopo servizio, è diventato quasi un assedio. Nel mirino è finito Agostino Ghiglia, per la sua visita alla sede di Fratelli d'Italia in via della Scrofa. Lo stesso Ghiglia, ieri in un'intervista a Repubblica ha escluso le dimissioni: "La ragione per la quale, quando penso alle dimissioni, poi mi convinco che no, non posso farlo? L'onore. Non il mio, ma quello del ruolo. Ho il privilegio di lavorare per un'autorità di garanzia così importante e non posso permettere a nessuno di calpestarne l'onore. Sono pronto anche a far pensare che io sia attaccato alla poltrona, che è una cosa che mi offende profondamente. Ma so di dover restare non per me, perché, mi permetta, non ne ho proprio bisogno visto il lavoro degli anni passati, ma per difendere il prestigio dell'organo che rappresento. Quella alla sede di FdI poche ore prima che venisse comminata la multa a Report era una visita di cortesia e Arianna Meloni l'ho incontrata per caso, ma mi rendo conto che era una notizia". Ghiglia osserva: "Credo che abbiamo toccato interessi enormi. Perché questo accanimento? Cosa c'è dietro? Per il bene dell'ente a queste pressioni della politica bisogna resistere". E ancora: "Non si molla". A dir il vero non è la prima volta che Report si nasconde dietro le lettere anonime. Anche sul famoso caso Renzi all'autogrill Ranucci dichiarò di aver ricevuto il video via mail. Uno schema che ha ben funzionato contro Matteo Renzi. E che ora viene riproposto contro il governo Meloni.

