Una squadra di amici. È questo il segreto del terzo trionfo consecutivo dell'Italia in Coppa Davis. A Bologna, davanti al pubblico di casa, gli azzurri hanno sconfitto la Spagna 2-0, 28 anni dopo, in un atto conclusivo che ci si poteva aspettare se entrambe le formazioni fossero state quelle "tipo", ovvero da un lato con Sinner e Musetti e dall'altro con Alcaraz e Davidovich Fokina. La storia è stata diversa e le due compagini si sono affidate alla forza del gruppo e alla voglia di gettare il cuore oltre l'ostacolo.
A prevalere su tutto è stato quel sentimento che lega Matteo Berrettini a Flavio Cobolli. Amici da una vita, accomunati dall'amore per questa pratica, disposti a dare tutto per la maglia azzurra e formati sui campi del Circolo Aniene, sotto lo sguardo di Vincenzo Santopadre e di papà Stefano (Cobolli). Un'amicizia nata nei tornei Open, satelliti e Futures, quelli del tennis minore, condividendo stanze, gioie e delusioni, mossi da un'unica grande passione. Berrettini ha vestito i panni del faro. Lui, protagonista l'anno scorso della cavalcata di Malaga con Sinner, ha vissuto e vive con trasporto particolare questa competizione: ieri l'11ª vittoria di fila in singolare. "Giocare in squadra mi esalta, fin da quando ero in campo nelle categorie inferiori e giocavo la Serie A", ha raccontato in questi giorni in terra emiliana. E così la prestazione contro l'esperto Carreno Busta è stata degna del suo palmares. Un'affermazione autorevole dell'azzurro con lo score di 6-3, 6-4, facendo la differenza con la sua capacità di alternare soluzioni da "fioretto" con quelle da "martello". Capacità di tocco e potenza non hanno fatto difetto al romano e il primo punto in casa Italia si è concretizzato. "Non ci sia abitua mai a tutto questo e non voglio abituarmi. Difficile parlare ora, sono super felice ed emozionato. Prima della partita ero un po' teso come è giusto che sia, ma il risultato è la cosa più importante ed è andata bene. Non importa chi scende in campo o chi sta a casa: la squadra è lunga, siamo in tanti a giocare bene a tennis e che cercano di fare il massimo in campo", le sue considerazioni.
Tutti stretti poi nell'angolo per supportare Cobolli. Un primo set da incubo per il classe 2002 del Bel Paese, al cospetto di un Jaume Munar in versione muro. Pochissimi gli errori dell'iberico e tanta aggressività a sbriciolare le certezze di Flavio, come rappresentato dal 6-1. Nel secondo parziale la reazione del n.22 del ranking, riuscendo a recuperare il break di ritardo all'inizio, dopo un'interruzione di alcuni minuti per un malore tra gli spalti. Tensione oltre i livelli di guardia e tie-break a dar ragione alla determinazione di Flavio, a segno sul punteggio di 7-6 (5). Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare e così Cobolli ha realizzato il sogno, piegando la resistenza dello spagnolo sul 7-5. Quarta Davis per l'Italia, terza consecutiva, cosa mai accaduta nella storia tricolore e in quella della Davis nata nel 1971 quando il Challenge Round è stato abolito. Lo sport con racchetta e pallina coincide con l'azzurro.

